30 DA MASSAUA ALL' ASMARA
in colonia si offende la circolare Rava!): nome
pomposo, locanda modesta, umile pianterreno
difeso da una zerìba di fichi d'India, ombreggiato
da alcune acacie; ma in compenso su certe tavole,
all'aperto, delle bianche tovaglie, scintillanti alla
luce acetilene per istoviglie e posate, capaci zup¬
piere fumanti promettevano di soddisfare in larga
misura al nostro appetito.
V.
GHINDA.
Ghinda, appetto a Massaua, ha un vantaggio
che non si paga: a Ghinda, rinfrescata dalle brezze
dell'altipiano, la notte si può riposare saporita¬
mente; sul litorale qualche volta per l'afa accade
il contrario. Per tal motivo molti europei, se il
giorno per faccende o per commerci debbono
stare a Massaua, la sera col mezzo della via fer¬
rata salgono a questo paese: e il sonno lo tro¬
vano di sicuro.
Ma nella mia prima notte eritrea l'atteso Mor¬
feo, direbbe uno scrittore d'altri tempi, non
s'assise al mio origliere. Spenti i lumi, coperti i
fuochi, avvolti nel sonno uomini e cose — la
tromba del forte aveva suonato il silenzio — co¬
minciò lontano, fioco, appena percettibile, un
abbaiamento furioso di cani, tra cui tendendo
l'orecchio distinsi uno sghignazzo del quale è
diffìcile dare un'idea: un misto di ululo rotto da
un ributtante singhiozzo... Indovinai a tutta
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