Paoli, Renato. Nella colonia Eritrea

(Milano :  Treves,  1908.)

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AlVArharòba                                       45
 

l'ansia di arrivare in tempo a dissetare gli orti di
Ghinda; alcune marmotte ci contemplano da una
macìa di sassi torpide e lente.

Giunti in una chiostra d'altissimi dirupi, nel
mezzo della quale, voltandomi attorno, non
riesco a trovar la via dell'entrata né quella d'u¬
scita, i muletti, senza alcuna esortazione, spon¬
taneamente galoppano verso un gomito, dietro
cui un sentiero tagliato nella viva roccia sale a
zig-zag sull'erto muraglione. Gli zaptiè, facendo
una fantasia, agitando in aria i fucili, gridano
Arbaròba! Arbaròba! e seguendo il carabiniere
salgono al trotto la costa infernale. Io li seguivo
piano piano, indolenzito, stanco, affaticato. Il
sole del tramonto, dalle tinte calde, dava riflessi
d'ambra e di rame ai tre vigorosi giovani. E giù
dal basso, spiccato nel berillo del cielo, io vidi
un gruppo magnifico di bronzo e di marmo,
un'opera statuaria d'antico scalpello, a cui un
nuovo Prometeo avesse infusa la vita: Ercole
fra mezzo ai centauri.
 

VII.

LE  PORTE   DEL   DIAVOLO.

Inerpicatici con fatica sul ripido scoscendi¬
mento, orrido girone degno della matita del
Dorè per la Divina Commedia, sboccammo sulla
strada carrozzabile di fianco alla famosa cantina
dell'Arbaròba.  Il meglio della sua notorietà la
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