Le vie d'Asmara
II.
LE VIE d'aSMARA.
Nel giorno di venerdì, durante il mercato,
le vie d'Asmara affollate sono uno spettacolo
oltremodo divertente. Già quel via vai rumo¬
roso, affaccendato, vario, d'indigeni vestiti di
tutti i gradi del bianco, da quello parente
stretto del caffé a quello piuttosto raro del can¬
dido, lungo strade rossastre per l'argilla ferrigna,
tra casette basse, piccole, d'un rosa stinto, ralle¬
grate da aiuole fiorite, al rezzo di eucalipti, di
pepi giapponesi e di fichi d'India, non so perché,
fanno venire in mente talvolta l'antica Pompei,
rinata alla vita. Delle somiglianze, a volerne,
si trovano tra l'una e l'altra città. Il costume
indigeno per molti riguardi rammenta il classico
panneggiamento della toga latina; lo sciamma
etiopico dalla secolare abitudine di chi se ne
avvolge prende di solito pieghe eleganti ed armo¬
niche. E vero che, a guastar l'illusione, c'è di
mezzo il color nero dei cittadini; ma la visione
non è proprio sciupata, quando s'immagini che
per l'eruzione vulcanica i romani sieno rimasti
un po'... affumicati!
Ma i romani, quelli veri, se proprio sono gli
avi nostri, dovevano camminare non molto di¬
versamente da noi, col passo, cioè, lento grave e
bighellone, proprio degli sfaccendati quanto delle
persone autorevoli; passo che rivela a un tempo
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