Paoli, Renato. Nella colonia Eritrea

(Milano :  Treves,  1908.)

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66                                           nell'hamasen

corrono le vie del quartiere europeo... e il si¬
lenzio della notte avvolge la città, se silenzio
può dirsi quello interrotto da latrati canini e
sghignazzi I di iene. Infine, improvvisamente az¬
zurrognolo s'accende il birillè... Il birillè?... così
gl'indigeni chiamano una bottiglia rotonda, con
lungo collo, usata per bere il tee, sorta di miele
fermentato con aromi. Allorché fu impiantata
la illuminazione elettrica per le vie, essi che non
capiscono nulla di dinamo e di fili conduttori,
avvezzi ai lampioni a petrolio, accesi laboriosa¬
mente tutte le sere da apposito lumaio, rimasero
di stucco dinanzi agli archi voltaici che per la
forma s'assomigliano ai birillè, e senz'altro chia¬
marono la luce elettrica, il birillè che s'accende
senza fiammiferi. La locuzione è lunga: ma sfido
a trovarne una più ingegnosa e più chiara!
 

III.
 

LA   CITTA   INDIGENA.

Delle due città, nelle quali si può dividere
l'Asmara, l'indigena e l'europea, senza dubbio
la più curiosa per il visitatore è quella indigena;
l'altra, eccetto lievi differenze, non somiglia né
più né meno che a un bocconcello d'Europa por¬
tato in Africa di soppeso, come si racconta della
Casa di Maria a Loreto.

Io ho avuto la fortuna di poter visitare minu¬
tamente i quartieri  indigeni, mercè   l'aiuto va-
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