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impotente. Per la banca, come per le imprese
coloniali in genere, torna sempre a proposito il
detto del celebre marchese: le accademie si fanno,
o non si fanno.
VI.
COLONI ITALIANI.
Tre opifici lavorano all'Asmara. Il mulino a
petrolio del Vaudetto; quello parimente a pe¬
trolio del Gandolfi; l'officina della luce elettrica,
mandata, ahimè, a legna. Questa sta per insi¬
diare i già mezzo distrutti boschi eritrei, che il
Governo pensa di proteggere con severi regola¬
menti proibitivi.
Visitando i due mulini, d'ultimo modello, tali
quali molti dei nostri paesi più progrediti non
posseggono, rimasi stupito dell'ingegnosità degli
apparecchi meccanici. Il grano passa automati¬
camente, mediante ascensori e pompe aspiranti,
attraverso congegni messi in azione da un po¬
tente motore a petrolio, i quali lo nettano, lo ven¬
tilano, lo frangono, lo macinano, separano la
crusca dalla farina, senza altro aiuto, all'infuori
d'un macchinista e d'un sorvegliante.
In queste industrie eritree la macchina è tutto,
l'operaio nulla. Tale infatti dev'essere in Affrica
la produzione industriale, che altrimenti do¬
vrebbe venir eseguita da maestranze, o europee,
troppo costose, o indigene, poco pratiche e male
istruite.
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