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tile striscia di sangue tingeva l'estremo lembo
del cielo. Io mormoravo i versi del poeta :
dalle squarciate nuvole
si volge il sol cadente
e dietro il monte imporpora
il trepido occidente;
al pio colono augurio
di più sereno dì.
II.
Az TECLEZAN E ALIBEBÈT.
Per andare dall'Asmara a Cheren nei tempi
passati s'impiegavano due giornate di viaggio,
andando a dorso di mulo, per sentieri che si
chiamavano strade, perché di lì si passava, e non
si poteva passare da altra parte: ora ci si va co¬
modamente in carrozza, partendo alle sei della
mattina, arrivando alle sei della sera, con un'ora
o due di fermata per mangiare e per riposarsi.
Partii dunque il 10 settembre dall'Asmara,
dopo aver salutati i cari conoscenti che mi ave¬
vano resa così piacevole la dimora nell'Hamasén.
E su di un carrozzino, concessomi dal bravo
direttore della «tappa» colla guida d'un ascaro,
presi di nuovo la via del Senahit, e questa volta,
al bivio di Medrizièn tirai dritto per Az Teclezan.
Cambiati tre volte i cavalli, arrivai al paese
verso le undici di mattina.
Az Teclezan non è diverso dagli altri paesi
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