Paoli, Renato. Nella colonia Eritrea

(Milano :  Treves,  1908.)

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Az Teclezan e Aliberèt                                  217

due chilometri dal paese. Tuttora commosso dal
racconto dell'indigeno, cogli occhi ancora umidi,
abbracciai stretto l'amico ufficiale, mentre colla
fantasia rivedevo turbe tumultuanti, binari scon¬
volti e negli orecchi mi suonava il grido delle di¬
mostrazioni del 1896 (ah quel grido!...); Viva
Menelik!
 

III.

CHEREN.

A Cheren mi era stata preparata una stanza
linda ed ariosa nell'abitazione di una signora
italiana; ma io preferii l'ospitalità offertami dal¬
l'amico Borsarelli, entro il recinto del forte,
presso la medicheria, in una casetta nascosta da
rigogliosi fichi indiani.

Di lassù abbracciavo d'uno sguardo la magni¬
fica conca, che, durante la stagione umida, si
ammanta d'un verde velluto di erbe.

S'immagini un anfiteatro di alti monti rocciosi,
spogli di vegetazione arborea, rossicci. La platea
è attraversata dal letto ciottoloso e arido d'un
torrente, che serpeggia a fior di terra tagliando
in due parti quasi eguali un grosso villaggio di
tucul, alcuni di pietra, alcuni per la dolcezza del
clima di vimini e di paglia. Nel centro della conca
s'innalza come un pane di zucchero un colle, for¬
tificato fino dal tempo degli egiziani. Sul cucuzzolo,
difesi da bastioni e trincere si mostrano alcuni
edifici europei; al piede corre a guisa di recinto
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