I fuochi di San Oiovanni                                229

IV,

I  FUOCHI   DI   SAN  GIOVANNI.

Era la vigilia di San Giovanni, secondo il ca¬
lendario etiopico. Alla mensa del battaglione si
festeggiava il ritorno del cav. Fioccardi, com¬
missario regionale del Senahit, che aveva accom¬
pagnato il governatore Martini nel suo felicis¬
simo viaggio ad Addis Abeba. Il sole s'era cori¬
cato: ora sulla volta del cielo si distendeva un
velo trasparente d'ametista tempestato di ful¬
gide gemme; le trombe del battaglione chiama¬
vano a raccolta gli ufficiali, e nel paese durava
quel sordo brusìo di voci basse, di passi affrettati,
di colpi d'usci e d'imposte che negli alveari umani
suol precedere il silenzio della notte.

Nella sala spaziosa, sulle bianche tovaglie
scintillanti di vetri e di stoviglie, grossi mazzi
di fiori seminavano per la tavola petali multico¬
lori. Dal soffitto i lampadari a petrolio piovevano
una viva luce; alle finestre le tende rigonfie la¬
sciavano penetrare colla brezza notturna effluvi
sottili di aranci in fiore e di fieno falciato.
[Era stato appena servito il caffé, quando lon¬
tana e fioca s'udì una cantilena. Qualcuno disse:
è la «fantasia»! Ci alzammo di scatto ed uscim¬
mo all'aperto sul cortile. Nell'oscurità, dalla parte
dell'accampamento indigeno una fiammella oscil¬
lava, s'ingrandiva, si sdoppiava; poi tre, poi quat¬
tro   fiammelle   divennero   fiaccole   fumiganti   e