Orbaan, J. A. F. Documenti sul barocco in Roma

(Roma :  Società alla Biblioteca Vallicelliana,  1920.)

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42o        Documenti sul Barocco in  Roma
 

Eo enitn ingenio est pontifex ut, quamvis hominum peritis-
simorum expertissimorumque judicio utatur, ipsum tamen max-
 

tera, sotto la data 1601 agosto 12, con la relazione della navigazione delle galere
lungo la costa della Liguria ; s' erano imbarcati d'improvviso e la partenza di
quelle ciurme era eccessivamente duro a sopportare per certuni fra quelli rimasti
in terra ferma, perché i spensierati marinai avevano fatto letteralmente, lo assi¬
cura lo scrittore: « come si dice li conti senza 1'hoste »; fra Genova e Civita¬
vecchia due uffizìalì vanno a terra per avere un duello, ciò che fa pensare che
a bordo non bastasse lo spazio per esercizi cavallereschi ; quel porto dì Roma
saluta la flottiglia con molti colpi di cannone; 1. cit., e 510, lasciata Civitavecchia,
vanno lungo il litorale romano e ben presto : « Si salutò da tutte le galere con
« 4 tiri la Santissima Trinità di Gaetta » ; arrivano a Napoli e sono salutati dalla
flotta locale con don Pietro di Toledo a bordo, che venne incontro agli impor¬
tanti personaggi : il principe Doria e il duca di Parma, che fin a quel punto ave¬
vano felicemente compiuto il percorso. Il nostro informatore, che porta il nome
promettente di Tagliacarne, deve avere avuto anche lui una certa posizione,
perché assiste al ballo di corte dato in quella occasione, del quale poi dà una
descrizione nello stile inimitabile dell'uomo di mare, quando giudica la vita in
ambienti piìi stabili. Egli osserva, 1. cit., e. 511, non senza qualche scherno, che,
secondo il rito, il ceremonìere porta una dama in mezzo alla sala e poi va a
prendere un : « cavagliere », e : « lo consegna alla signora », La sua gioia con¬
templativa arriva al colmo, quando anche il duca s'arrischia, dopo tanti giorni
di coperta, alle insìdie dell'arte coreografica, portandovi una nota sportiva : «... il
duca ... per ballare molto alla gagliarda, diede da ridere a tutte quelle signore,
« le quali non sogliono ballare se non balletti e, quando altro balla gagliarda,
« esse con un sorriso stanno ferme a considerar li portamenti delle vitte et le
« belle mutanze ». Egli trova le donne molto belle ; « negli abiglì vi trovo poco
« o ninna differenza », certamente da quello che aveva osservato altrove, e poi
continua, naturalissimo, come se sì trattasse della carena d'una galera : « nel
« spalmar lì volti tutte s'agiutano »; generalizzando in questo modo con largo
gesto l'uso del belletto lascia intravvedere una placidìtà conquistata dopo molte
disillusioni.

Diversi da quel modo di vedere poco complimentoso, del marinaio, sono i
pensieri che lo stesso mezzo cosmetico ispira al raffinato ammiratore del bel sesso :
Torquato Tasso. Fra le sue rime, Opere, Venezia, appresso Steffano Monti,
MDCCXXXVI, p. 32, vi è una « Rima amorosa »: « A bella donna, che s'im-
« bellettava » :

« Né 'l color vago, onde il vezzoso aspetto

« Finger solete, il suo nativo oscura:

« Così la bella man tempra, e misura

« L'ostro che tinge il dolce avorio, e schietto.
« Né quello, ond'io spargo l'interna immago

« Fa men belli i suoi pregi, e i proprj onori ;

« Ma '1 vostro cade, e sì dilegua al pianto.

« Il mio per lagrimar mai tanto, o quanto

« Non si consuma, anzi divien piiì vago,

« Qual tra rugiade in Ciel raggi, ed albori ».

In Napoli continuano le festività, 1. cit., e 511 b, con una giostra : « ìn
« strada di   Toledo ... in  occasione  delle nozze   d' un figlio  del reggente », ma
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